L’eredità, cosa fare del patrimonio quando non ci saremo più è un argomento tanto delicato quanto importante. E spesso purtroppo viene sottovalutato o deliberatamente evitato.
Iniziamo quindi con il capire come funziona la successione in Italia.
Come si eredita oggi
Il nostro paese è considerato un paradiso fiscale per quanto riguarda le successioni. Incredibilmente infatti, l’Italia è uno dei paesi più convenienti per quanto riguarda la tassazione del passaggio del patrimonio tra familiari e non solo.
Esistono inoltre delle norme precise che regolano la trasmissione dei beni alle generazioni successive o a terzi, non solo dal punto di vista fiscale.
Per cominciare, vediamo le due modalità con cui si può lasciare in eredità il proprio patrimonio: la successione legittima e quella testamentaria.
La successione legittima
Il termine “legittima” si riferisce al fatto che la spartizione avviene secondo la legge. Ovvero che non ci sono state indicazioni specifiche da parte del de cuius.
Questa è la modalità più “tradizionale” per portare avanti una successione, quella ancora oggi più frequente. In pratica gli eredi si dividono il patrimonio del de cuius in base a delle quote di spettanza stabilite dalla legge.
In questo caso gli eredi possono essere rintracciati solo tra i parenti, fino ad un massimo del sesto grado legale. A seconda del legame familiare tra gli eredi e il defunto la divisione avviene in modo diverso, che possiamo schematizzare così:
In assenza di parenti entro il sesto grado legale (e di testamento) l’eredità viene incamerata dallo stato.
La successione testamentaria
Una modalità poco utilizzata nel nostro paese è quella testamentaria. Con il testamento la persona decide in vita come il suo patrimonio sarà diviso dopo la sua morte. In questo caso si può decidere come dividere le quote tra gli eredi legittimi e in più includere persone al di fuori della sfera di parentela legale.
In Italia ci sono tuttavia dei vincoli alla divisione testamentaria, per tutelare alcune categorie di eredi. Esistono infatti gli eredi cosiddetti “legittimari”, che cioè non possono essere esclusi nemmeno con testamento. Si tratta del coniuge, dei figli e dei genitori (questi tuttavia sono legittimari solo in assenza di figli). A questi ultimi va riservata obbligatoriamente una quota del patrimonio, chiamata “quota di legittima”, mentre il resto é la “quota disponibile” che può essere destinata a chiunque la persona che sta facendo testamento voglia.
Anche in questo caso ci aiutiamo con una tabella per identificare le quote di legittima e la quota disponibile:
Lo strumento è molto utile, soprattutto se si vogliono evitare litigi tra gli eredi. Questo perché nel testamento il testatore può scrivere anche le motivazioni per cui certe quote sono state divise.
Per fare un esempio, se una persona con due figli, avesse anticipato tramite donazione 100.000 euro ad uno dei figli, potrebbe decidere di lasciarne nel testamento 100.000 in più all’altro figlio per pareggiare la situazione.
Al contrario, proprio grazie alla quota disponibile si può valutare di favorire un erede rispetto all’altro, magari perché ha delle difficoltà maggiori.
Ancora, il testamento permette di destinare denaro o beni a persone con cui non c’è un legame di parentela ma con cui c’è stato un legame affettivo, oppure ad associazioni o enti che perseguono scopi considerati importanti.
La fiscalità
Come abbiamo detto viviamo in un paradiso per quanto riguarda le tasse di successione. Questo è dovuto ad una combinazione di aliquote estremamente vantaggiose e franchigie in alcuni casi molto elevate. Vediamole nel dettaglio
Quando e quanto si paga
Il coniuge, i figli e i genitori pagano il 4% con una franchigia di un milione di euro ad erede. Questo significa che se il patrimonio, diviso per il numero di eredi, è inferiore ad un milione ciascuno non si paga nulla. Se è superiore ad un milione a testa ciascuno pagherà il 4% ma solo sulla quota eccedente il milione.
I fratelli/sorelle pagano il 6% con una franchigia di 100.000 euro ad erede.
Gli altri parenti fino al quarto grado legale e gli affini fino al terzo grado legale pagano sempre il 6%, ma senza alcuna franchigia. Ciò significa che pagheranno comunque la tassa qualsiasi sia l’ammontare dell’eredità.
Tutti gli altri soggetti pagano l’8% senza franchigie.
Queste aliquote e queste franchigie valgono sia per la successione legittima sia per quella testamentaria, senza alcuna differenza.
Strumenti per ridurre l’impatto fiscale
Oltre ad una situazione di base estremamente vantaggiosa, esistono inoltre alcuni strumenti finanziari che sono esenti dalle tasse di successione. Si tratta dei titoli di stato e delle polizze, che tuttavia agiscono in due modi diversi.
I titoli di stato entrano nell’asse ereditario. Questo significa che loro sono esenti dalle tasse ma concorrono al monte patrimoniale totale, e possono far scattare le franchigie. Ad esempio, se io avessi un solo figlio e gli lasciassi in eredità due milioni di euro, di cui un milione e mezzo in Btp, su questi lui non pagherebbe le tasse, ma sui restanti 500.000€ si perché il patrimonio totale supera la franchigia.
Al contrario le polizze non entrano nell’asse ereditario. Ne consegue che non solo sono esenti da tasse di successione, ma non devono essere inserite nella dichiarazione di successione insieme agli altri beni e quindi non concorrono alle franchigie. Per tornare all’esempio di poco sopra, se il milione e mezzo fosse in polizze, mio figlio non pagherebbe nulla perché il patrimonio in successione sarebbe al di sotto della franchigia.
Pianificare sempre
Per concludere il nostro articolo, vogliamo consigliare di pianificare bene anche questo ambito. Lo sappiamo, non è facile e tanto meno è piacevole, ma sicuramente è importante.
Questo sia per evitare aggravi fiscali, che graverebbero sugli eredi, ma anche diatribe familiari che abbiamo potuto vedere esserci più volte di quanto ci si aspetti.
Se vuoi ragionare sull’argomento, noi siamo qui.