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Negli ultimi tempi sempre più correntisti hanno ricevuto una comunicazione simile dalla propria banca: “Gentile cliente vista l’attuale situazione, siamo costretti a valutare la chiusura del rapporto entro la data del…”

Diciamo subito che questa comunicazione tocca chi ha giacenze importanti sul proprio conto corrente, solitamente sopra i 100.000 euro. Soprattutto se completamente liquide e senza nessun altro rapporto con l’istituto (fondi, polizze, gestioni, mutui ecc).

Aggiungiamo che molti istituti bancari hanno preferito una linea più morbida, mantenendo i rapporti con la clientela, ma aumentando i costi di gestione. A questo punto una domanda sorge spontanea…

 

Perché questa scelta?

 

Concedetemi di partire sfatando un falso mito molto popolare. La liquidità sui conti correnti alla banca non rende. E nemmeno ai clienti. Soprattutto non è sicura. Non lo è per il risparmiatore, che perde occasioni, potere di acquisto, paga un sacco di costi e si espone alla ormai nota normativa del bail-in; non lo è per la banca, che si vede applicare un costo per tutto questo denaro ancorato sul conto. Costo che è il naturale risultato della politica dei tassi negativi voluta dalla BCE, ed è mediamente pari a -0,30%. I tassi negativi hanno portato anche grandi vantaggi, ma ne parleremo in un prossimo articolo. Tale costo finora è stato totalmente preso in carico dalle banche, ma non durerà. Questo perché la liquidità presente sui conti è enorme: 1700 miliardi, cifra che quasi mi spaventa mentre la scrivo. Ora pensate di applicare a questa cifra un costo dello 0,30% (per intenderci, circa 5 miliardi) e capirete come mai si sta cercando di spostare la liquidità verso altre soluzioni.

 

Quali soluzioni?

 

Le soluzioni messe in campo sono tante, alcune fantasiose. C’è chi ha cercato di contrattare con la banca (con poco successo però, la liquidità non ha più fascino), chi ha diviso i capitali su più conti (ma probabilmente sarà una soluzione temporanea, perché di questo passo la soglia dei 100.000 euro potrebbe abbassarsi), infine c’è chi ha deciso di investire. L’ultima soluzione è quella che spaventa molti, ma è anche quella che può dare più vantaggi. Nel Salotto finanziario “italiani e finanza” che ho tenuto a fine 2019, ho provato a spiegare questo paradosso (seguite il link per approfondire, è molto interessante). Riassumendo moltissimo, siamo restii ad investire, e se lo facciamo, non sempre abbiamo un vero obbiettivo. Ecco che investire diventa un “peso”. Questo a discapito di una buona pianificazione, che se ben strutturata può dare interessanti risultati, e rispondere meglio alle nostre esigenze.

Tornando ad oggi, l’investimento è anche la soluzione prediletta dagli istituti bancari, che però spesso non la strutturano nel modo migliore per il cliente. Mi è capitato di parlare con persone a cui sono stati proposti BOT, BTP sopra il prezzo di rimborso, fondi monetari (che rendono quanto la liquidità!) e chi più ne ha più ne metta. Soluzioni che generano dei costi per i clienti, ma risultati? Poco o nulla. Quale potrebbe essere allora la vera soluzione? Immaginate un investimento che rispecchi i vostri obbiettivi, un professionista che pianificando la vostra realtà finanziaria, possa supportare e migliorare la vita che state vivendo, adattandosi sempre alle novità. Cosa ne pensate, non sarebbe davvero un buon servizio?