“Il capitale è garantito vero?”.
Questa domanda è abbastanza comune. Diciamo che nel nostro paese la preservazione del capitale è ancora uno dei must degli investimenti. Questo molte volte a discapito della crescita e sviluppo dello stesso.
Ma partendo da quanto abbiamo già anticipato in altri articoli, ovvero che il rischio 0 non esiste, ha ancora senso nel 2023 parlare di capitale garantito e sopratutto esistono ancora strumenti con queste peculiarità?
Oggi parleremo di questo e della distinzione tra capitale garantito e capitale protetto.
Il capitale garantito
In questa tipologia di investimenti il gestore si impegna a restituire una percentuale predefinita del capitale in ogni caso alla scadenza indicata. Potrebbe essere una percentuale oppure il 100%, ma qualsiasi cosa succeda, il capitale “al sicuro” dovrà essere restituito.
Esistono alcuni strumenti che hanno queste caratteristiche nel “loro DNA”, esempio su tutti obbligazioni e polizze Ramo I di cui abbiamo parlato in un altro articolo.
Nonostante questo però va posto un avvertimento anche su di loro, proprio perchè come detto più volte il rischio 0 non esiste!
Obbligazioni
Prendiamo l’esempio delle obbligazioni, nonostante il capitale venga restituito, dobbiamo avere ben chiaro che la garanzia del capitale è sempre a scadenza. Quindi se abbiamo bisogno di liquidare l’investimento prima, dovremo farlo alle condizioni di mercato, che potrebbero essere positive ma anche negative per il risultato finale del nostro investimento.
Per questo motivo è cruciale controllare con attenzione le scadenze previste, per evitare di essere sbilanciati sul lungo termine, che potrebbe creare difficoltà in caso di necessità di liquidare anticipatamente.
Un discorso a parte merita il rischio emittente, di cui abbiamo già parlato. Nel caso estremo in cui chi ha emesso l’obbligazione fallisca prima del rimborso, si innescano i meccanismi di tutela degli investitori. Quindi, gli obbligazionisti di norma vengono risarciti, ma esistono alcune tipologie di obbligazioni che potrebbero non essere coperte.
Polizze ramo I
E anche per le polizze Ramo I la musica è la stessa. Infatti anche questi strumenti in molti casi hanno dei vincoli, che spesso sono rappresentati dai cosiddetti “tunnel di uscita”: ciò significa che al momento di liquidare il nostro capitale, potrebbero esserci dei costi per lo svincolo che vanno ad intaccarne l’ammontare. Solitamente i tunnel di uscita sono progressivamente più bassi man mano che passa il tempo dalla sottoscrizione, in molti casi fino ad azzerarsi. Ma se ci siano, per quanti anni, e di quanto vadano a ridurre il capitale dipende dal singolo contratto.
In altri casi la garanzia si attiva solo successivamente al compimento di una certa anzianità dalla stipula.
Vale la pena sottolineare come in alcuni casi, trascorso un certo periodo dalla sottoscrizione in cui si applicano delle penali per il riscatto, le polizze ramo I possono garantire la restituzione del capitale in qualsiasi momento, e non soltanto alla scadenza.
Per questa ragione è fondamentale conoscere bene le caratteristiche dello strumento prima di sottoscriverlo, per essere consapevoli se e quali limiti ci siano alle nostre tutele.
Questo punto ci fa quindi ragionare su come “garanzia” sia solo una parola, moltissimo dipende da come tu ti poni nei confronti del tuo investimento, ma sopratutto se la pianificazione finanziaria che hai fatto risulta valida per le tue esigenze.
Il capitale protetto
A differenza della situazione precedente, in questo caso la protezione del capitale non è un obbligo per chi lo gestisce, e in situazioni di mercato particolari questo potrebbe non essere restituito.
Solitamente la protezione si ottiene combinando ad un sottostante
Possiamo dire che questi strumenti danno qualche barriera in più rispetto ad altri, collocandosi in una fascia di tutela intermedia tra prodotti a capitale garantito e prodotti più “aperti”.
Per questo motivo, quando si è di fronte a strumenti a capitale protetto, è fondamentale capire bene quali sono le condizioni a cui questa protezione si verifica, quindi quanto l’emittente va a impegnarsi per la restituzione.
Bisogna tenere a mente alcune cose che aiutano ad avere qualche certezza in più, prima fra tutte la solidità dell’emittente o garante e la presenza di eventuali cap o floor, ovvero dei meccanismi che possano attivare o disattivare la protezione.
In questa casistica rientrano alcuni certificati a capitale protetto, che permettono di tornare in possesso del proprio capitale a determinate scadenze, salvo il verificarsi di specifiche condizioni che impediscano che questo avvenga.
Una cosa che invece accomuna la garanzia e la protezione è che anche quest’ultima si attiva solo alla scadenza del contratto. Perciò, ancora una volta, se c’è la necessità di rientrare in possesso della propria liquidità prima di tale data la vendita avverrà al prezzo di mercato, che può essere superiore ma anche inferiore al prezzo di acquisto.
Una differenza importante rispetto al capitale garantito è che per i prodotti a capitale protetto la protezione decade in caso di fallimento dell’emittente. Quindi non esiste alcun meccanismo risarcitorio.
Anche in questo caso serve una corretta pianificazione finanziaria, perchè è vero che se l’emittente è solido i rischi sono bassi, ma siccome la restituzione protetta è quasi sempre a scadenza, bisogna essere sicuri di arrivarci.
Conclusioni
Fatto questo rapido confronto che serve per capire la differenza tra capitale garantito e capitale protetto, si apre una considerazione.
Ha senso puntare solo su questa tipologia di strumenti nella propria pianificazione finanziaria?
Come abbiamo potuto vedere a volte può essere più un rischio che una vera tutela, perchè come dice un vecchio detto: “il troppo stroppia!”. Per quanto si possa cercare di diversificare tra i diversi strumenti e le diverse scadenze, si tratterà sempre di soluzioni che in qualche modo pongono dei vincoli. E se da una parte mettersi qualche “regola” quando si investe può essere una sana abitudine, dall’altra avere una pianificazione eccessivamente rigida è un controsenso.
Quindi in una buona pianificazione finanziaria bisogna far si che gli strumenti rispondano ad una vera necessità, ma sopratutto si bilancino tra loro per evitare che qualcosa sia troppo predominante.
E come sempre se vuoi parlare della tua pianificazione finanziaria, noi siamo qui!