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Nella settimana in cui si celebra la Giornata Internazionale della Donna, abbiamo deciso di dedicare un ciclo di approfondimento all’argomento “donne e finanza”.

Ovviamente si tratta di un tema che ha infinite sfaccettature e chiavi di lettura. Per questo articolo ho scelto di concentrarmi su due in particolare, che sento molto vicine e ritengo siano strettamente correlate.

E sono quelle del lavoro e della cultura finanziaria delle donne.

Come è tristemente noto, l’Italia si conferma fanalino di coda della Ue per tasso di occupazione femminile.

L’altro ambito su cui il nostro paese non brilla è quello del livello di cultura finanziaria, pessimo in generale per tutta la popolazione, ancor più in riferimento alle donne.

La domanda che mi pongo è: si può essere finanziariamente istruite se non si è finanziariamente indipendenti? E viceversa, si può diventare finanziariamente indipendenti senza un’istruzione finanziaria di base?

La risposta è che ci troviamo in circolo vizioso preoccupante.

Donne e lavoro

Quella tra le donne e il mondo del lavoro è una relazione travagliata, sotto moltissimi punti di vista. Proviamo a vederne insieme alcuni.

Le donne che lavorano sono ancora poche. Il rapporto presentato alla convention di Donne Impresa Confartigianato ci dice che nella fascia di età tra i 25 e i 49 anni, appena il 58,1% ha un’occupazione. E la categoria dei Neet (le persone che no studiano, non lavorano e nemmeno cercano un lavoro) under 35 è composta per uno sconcertante 71,2% da donne. Degli oltre 300.000 nuovi occupati del 2022, appena il 12% sono donne.

Significa che un numero altissimo di donne non ha, non ha più o non ha intenzione di avere un lavoro.

Eppure, le donne italiane sono le più intraprendenti d’Europa. Il nostro paese infatti è primo nella Ue per numero di imprenditrici e lavoratrici autonome: siamo (perché faccio parte di questa categoria) quasi un milione e mezzo! E con un livello di istruzione nettamente superiore ai nostri omologhi uomini, il 41,1% di laureate contro appena il 21,4% degli uomini.

E per quelle donne che invece fanno parte della forza lavoro attiva? Bè, qui si apre un caleidoscopio variopinto di situazioni paradossali.

I colloqui di lavoro in cui ti chiedono se hai o intendi avere figli, “solo per conoscerti meglio” (non vi sentireste come Cappuccetto Rosso davanti al lupo?).

Gli asili che possono coprire a malapena il 27% delle richieste, in tutta Italia, portando spesso al bivio tra maternità e carriera.

La convinzione che se arrivi in ritardo a prendere tuo figlio a scuola sei una cattiva madre, ma se esci prima dal lavoro per arrivare in orario sei una cattiva professionista.

Le volte in cui davanti ad un uomo e una donna che lavorano insieme, si tende a pensare che lui sia il capo e lei l’assistente.

I fine mese in cui guardi la tua busta paga, e ti rendi conto che è più bassa di quella dei tuoi colleghi uomini.

Quelle volte in cui vai in maternità e la ricerca a cui stavi lavorando sparisce dalla tua scrivania e viene pubblicata a nome di un altro. Lui fa carriera, tu no.

Potrei continuare per pagine intere, e so che ciascuna di voi potrebbe aggiungere una riga, una storia, a questo elenco.

Donne e finanza

Un risvolto importante delle difficoltà che le donne incontrano nell’approcciare il mondo del lavoro è quello economico.

L’aspetto più evidente è il gap salariale, ma non è l’unico. Ad esempio, essere costrette a scegliere un part time per potersi prendere cura dei propri figli o dei propri genitori anziani o malati, porta ad una diminuzione di stipendio. E probabilmente a dover dipendere da altri per compensare quella fetta di reddito che manca.

Di conseguenza, probabilmente non saranno loro a prendere le decisioni finanziarie che le riguardano.

Per la precisione, solo il 25% delle donne italiane si occupa delle decisioni finanziarie in famiglia. E la maggior parte di loro lo fa perché è single, divorziata o vedova.

Il risultato è che le donne sono, e si ritengono, poco competenti in ambito finanziario.

Quello delle competenze finanziare della popolazione è un tasto dolentissimo nel nostro paese. Solo il 37% degli italiani conosce le basi della finanza. Concetti fondamentali come interesse composto, inflazione, diversificazione, relazione rischio-rendimento sono sconosciuti e considerati inutili nella vita di tutti i giorni.

E per le donne la situazione è ancora più preoccupante, con un divario di conoscenze rispetto agli uomini tra i 10 e i 20 punti.

Come se non bastasse, hanno una maggiore tendenza a sottostimare le proprie conoscenze e la loro capacità di prendere decisioni finanziarie.

Eppure, secondo il Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria, siamo molto più brave nel rispettare un budget di spesa: ci riesce il 60% di noi, contro il 40% degli uomini.

L’insicurezza porta le donne ad essere fortemente avverse al rischio e alle perdite.

Tutto questo ha però un risvolto positivo: consapevoli di non essere nel loro elemento, le donne sono maggiormente propense a rivolgersi ad un professionista finanziario per ricevere supporto nelle loro decisioni.

Conclusioni

Arrivata alla fine di questa riflessione quello che mi chiedo è ancora: come si spezza questo circolo vizioso? Prima diventiamo economicamente indipendenti o prima ci creiamo una solida cultura finanziaria?

Ecco, se per l’indipendenza economica i fattori in gioco sono molteplici, e molti dei quali ancora fuori dal nostro controllo, l’istruzione finanziaria è completamente nelle nostre mani. Ed è anche quello in cui posso dare il mio concreto contributo.

Perciò, a te che leggi dico: mettiti in gioco, informati, comincia dalle basi e vai avanti, scopri cosa ti piace e come puoi mettere in pratica le tue nuove conoscenze nella tua vita quotidiana.

Penso che mettere in secondo piano una donna che sa prendersi cura delle sue finanze sia più difficile. Quindi una donna finanziariamente competente avrà maggior potere contrattuale anche nel mondo del lavoro. Innescando finalmente un circolo virtuoso.

Casomai ti stessi chiedendo se la finanza sia una materia “da donne”, lascio la risposta alle parole di una grande donna:

Geneticamente uomo e donna sono identici. Non lo sono dal punto di vista epigenetico, di formazione cioè, perché lo sviluppo della donna è stato volontariamente bloccato” (Rita Levi Montalcini).